Per una pienezza di vita!

Su ali d'aquila

Domenica 20 agosto 2023 • XII Domenica dopo Pentecoste (A)


Quante volte ascoltando la Parola ci imbattiamo nella Legge. Legge, cioè i dieci comandamenti, le dieci parole che Mosè ha ricevuto da Dio per il popolo. A cosa serve la Legge? E’ un po come la radice e il fusto di una pianta. La Legge deve aiutare il cammino del popolo a rimanere fedele a quel Dio che lo ha liberato dalla schiavitù e allo stesso tempo a saperlo incontrare e vedere nella vita con gli altri, con i fratelli e le sorelle che il Signore ci mette accanto.

La Parola di Dio ci ricorda e ci insegna, però, come questa fedeltà non sempre ha trovato posto nel cuore di Israele. Ce lo ha ricordato la prima lettura: il cuore di Sedecia si chiude dentro di sé, si chiude in sé stesso e questo porta il re a compiere scelte che tradiscono l’alleanza con Dio, che tradiscono la stessa storia del popolo e, allo stesso tempo, lo portano a imitare gli errori degli altri popoli.

Tra le infedeltà del popolo a Dio c’è anche quella che io chiamo “l’infedeltà nella sostanza”. Paolo, ad esempio, rimprovera i giudei di Roma perché fondano la lettura della Legge secondo il criterio dell’esclusività di essa per il popolo e nel contempo guardando solo la forma, non il contenuto profondo della Legge. Quando, ad esempio, bestemmiamo contro Dio, cioè nominiamo il suo nome invano? A Dio può importare della tua bestemmia? Più che ad essa, Dio considera bestemmia non tanto la parola espressa, che può nascere e sgorgare anche in momento di durezza psicologica e fisica, ma Dio considera bestemmia tutte quelle volte in cui il nostro modo di camminare è capace di forme, ma non di curare la sostanza, la cosa più preziosa che è la nostra vita, che è la sua unicità. Noi bestemmiamo il nome di Dio quando banalizziamo totalmente la nostra fede, quando non viviamo quel desiderio che Lui ha per noi: quello di vederci felici. E la vera felicità non sta nelle cose che fai e che hai, ma nello scoprire quello che tu sei e nello scoprire quando ti accorgi di essere tu solo con Dio e con i fratelli, secondo una bella espressione di Renè Voillaume.

Questa domenica quindi diventa un profondo invito ad aprire gli orecchi del cuore a quei movimenti interiori che il Signore ci dona perché la nostra vita, di conversione in conversione, cresca nell’incontro con Lui e con i fratelli in verità. E’ nel saper accogliere quella voce di Dio nel cammino, è nel saper riconoscere i passi della sua presenza in noi e con i fratelli che viviamo veramente un cammino di fede, un cammino di vita, deponendo anche le nostre resistenze e pretese su Dio, riconoscendo la sua libertà nel nostro agire. E con questo cuore disarmato che potremo quindi riconoscere la presenza della Sapienza, la presenza di Cristo in noi, che non toglie nulla a quello che siamo, ma che invece dona tutto, dona la pienezza di vita a ciascuno. E per questa pienezza di vita che noi ci mettiamo in cammino!
 

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